Capita a volte di sentirsi come il nostro Paese, vecchi e demotivati. Mentre sull’anagrafe non si può agire, temo neppure a livello di società, vale forse la pena di meditare sulle origini del secondo sgradevole sentimento, misto di insofferenza e rassegnazione.
Le parole che mi vengono alla mente sono tre: arroganza, ignoranza, disonestà. La prima trascina con sé la mancanza di rispetto, con risultati sotto gli occhi di tutti. La seconda impedisce un’analisi critica dei fenomeni, con la giusta profondità storica, e favorisce un aspetto deteriore insito nelle strutture mentali primitive: la ricerca di soluzioni semplici a problemi complessi. La terza sfrutta le prime due a favore di minoranze senza scrupoli.
Il nostro piccolo mondo politecnico è una nicchia privilegiata. Tuttavia, esso fa parte della società; come ogni molecola di un organismo complesso, è esposto a segnali contraddittori e difficilmente districabili e non è immune dalle malattie dell’organismo.
Nel nostro Politecnico, l’arroganza si può celare sotto forma di eccessiva considerazione di sé. I segnali sociali che spingono verso efficienza ed estrema competizione esacerbano una situazione irrispettosa, foriera di sofferenza. La disonestà può nascondere i propri tentacoli nelle pieghe di questo fenomeno, facile da cavalcare strumentalmente. Quanto all’ignoranza, sembra assurdo parlarne in un contesto di accademia, per antonomasia culla della cultura. Tuttavia, è bene ricordare che la cultura coinvolge tante forme di sapere (storico, filosofico, emotivo), senza le quali apertura mentale e senso critico, segni distintivi della persona “colta”, non sono appieno possibili.
Alla luce di ciò, la candidatura di JC a Rettore del nostro Politecnico dà speranza. Nel suo Manifesto brillano termini quali rispetto, uguaglianza, attenzione al benessere. Sembrano parole antiche, forse vecchie, ma di queste parole il nostro Politecnico può grandemente beneficiare. Da questo atteggiamento, in realtà molto evoluto, il Politecnico può partire per rafforzare la propria posizione come esempio di società equa, rispettosa, attenta e capace di assumersi le proprie responsabilità.
Gabriella Olmo
Gabriella Olmo, Medico e Professoressa Ordinaria, Dipartimento di Automatica e Informatica, Politecnico di Torino.