Torino, 30 giugno 2023
Care Colleghe, cari Colleghi,
devo confessarvi un po’ di emozione nello scrivervi queste righe, con cui sono lieto e onorato di comunicarvi che ho deciso di candidarmi a Rettore del nostro Politecnico.
Ci tengo a darvene comunicazione oggi stesso in modo diretto, senza mediazioni e al di là di voci di corridoio o indiscrezioni mediatiche, nel giorno delle mie doverose dimissioni, che ho rassegnato al rettore Guido Saracco, dalla funzione di suo delegato per la cultura e la comunicazione. A lui va tutta la mia gratitudine per l’esperienza che mi ha dato l’opportunità di compiere, al servizio dell’Ateneo, negli ultimi cinque anni.
I più di voi si staranno chiedendo “perché”? Perché Juan Carlos De Martin sceglie di cimentarsi nella sfida alla poltrona più ambita del Politecnico?
Innanzitutto, perché io considero quella poltrona non un fine, bensì un mezzo: a muovere chi si candida ad occuparla dev’essere soprattutto la volontà di assolvere a una funzione, più che l’ambizione – per quanto comprensibile e legittima – di ricoprire un ruolo prestigioso. Pertanto, con la mia candidatura, intendo mettermi a disposizione di Voi colleghe e colleghi nell’intento di dare insieme concretezza a una visione nuova per il futuro di questa istituzione, all’altezza delle sfide della contemporaneità anche in termini sociali, di inclusività e di sostenibilità. Con radici ben salde nel nostro territorio, ma impazienti di dialogare col resto d’Italia, con l’Europa e col mondo intero.
Mancano diversi mesi alla scadenza elettorale e ci sarà prossimamente modo di confrontarci sui contenuti di un programma che vorrei costruire in modo partecipato, contando sul contributo di chiunque ne condivida i principi ispiratori. In questa occasione partirei da tre temi che ho scelto, tra i tanti possibili, perché mi sembra che troppo spesso non ricevano il grado di attenzione che invece, secondo me, meritano:
1 – Le persone
L’elemento centrale di un’organizzazione sono le persone. Siamo innanzitutto noi, tutti noi che lo animiamo quotidianamente, a fare il Politecnico. Con il nostro apporto di passione, competenza, pensiero, dedizione, allegria: ce n’è assoluto bisogno, ma affinché le persone diano il meglio di sé, devono stare bene. È necessario che ciascuno di noi inizi le proprie giornate contento di venire al Politecnico, per poi ritornare a casa appagato non soltanto per ciò che ha fatto, ma anche per come lo ha fatto.
In questi anni sono state realizzate analisi sulla qualità della vita in Ateneo che hanno fotografato una situazione tutt’altro che ottimale: una parte significativa della nostra comunità, a tutti i livelli, appare in sofferenza, disillusa, distaccata, e un’altra parte, altrettanto rilevante, è a rischio concreto di diventarlo. Colleghe e colleghi a cui dico: c’è un disagio comune, lo so e l’avverto anch’io, ma possiamo affrontarlo e superarne le cause insieme. Un impegno che mi assumo e che diverrà il mio obiettivo se sarò Rettore, per valorizzare il contributo che ognuno può dare per rendere questo luogo più accogliente, partecipato, attrattivo.
2 – La didattica.
L’essenza del Politecnico sono i suoi studenti, senza i quali non esisterebbe. La didattica deve pertanto rappresentare la nostra principale missione. Lo dobbiamo a loro e alla stessa istituzione che rappresentiamo, a garanzia dell’autorevolezza e della credibilità di cui siamo custodi.
Sviluppando un dialogo costante e proficuo con le altre nostre imprescindibili missioni – in primis la ricerca e la connessione con il mondo dell’impresa e con la società – la didattica dev’essere meglio valorizzata, per creare le condizioni affinché gli studenti vivano un’esperienza memorabile nelle nostre aule, nei nostri laboratori e in ogni attività che li vede coinvolti. Solo così saremo in grado di fornirgli strumenti idonei a divenire, oltre che degli eccellenti professionisti, anche persone mature e cittadini consapevoli. È un concetto che amava ripetere il compianto Rodolfo Zich a cui, nel giorno in cui rivelo di volerne ricalcare le orme, mi permetto di rivolgere un affezionato pensiero che condivido con voi.
Lo ribadisco, l’esperienza di un percorso di studi al Politecnico dev’essere memorabile e ciò dipende in larga parte dalla profondità, dalla passione e dall’attenzione che sappiamo trasmettere noi docenti. Certo, dobbiamo essere messi nelle condizioni di poter insegnare al meglio. Già molte colleghe e molti colleghi, in maniera encomiabile, fanno grandi cose in tal senso all’interno dell’Ateneo, sia nel lavoro in aula, sia svolgendo numerose attività di servizio. Ma è un modello che dev’essere reso strutturale, stimolando al massimo le potenzialità individuali, partendo proprio da un maggior riconoscimento di questo straordinario e, spesso, troppo poco considerato apporto.
3 – La ricerca
La ricerca qui svolta contribuisce allo sviluppo della società, rende più efficace l’azione delle istituzioni, alimenta l’ecosistema delle imprese. Essa fa parte del nostro codice genetico.
C’è un ambito di ricerca con ricadute a breve termine, che ci vede in prima linea e riveste un’importanza notevole. Ma c’è anche uno spazio di ricerca realmente libera, a cui va data la possibilità di ampliarsi e di tessere ulteriori reti di collaborazione con istituzioni italiane e straniere. Storicamente sono soprattutto le ricerche libere – spesso anticonformiste e non di rado ai margini delle discipline, se non apertamente inter/transdisciplinari – che hanno permesso alla scienza e alla tecnica di compiere salti di qualità, con ricadute, talvolta molto pratiche, di estrema rilevanza.
In una fase storica in cui si fatica a guardare a un orizzonte che vada al di là di un trimestre e in un Paese tradizionalmente poco incline a investire in ricerca e sviluppo, dobbiamo essere noi accademici ad alzare lo sguardo verso traguardi ambiziosi. Facendo nostre le parole di Enrico Fermi: “La professione del ricercatore deve tornare alla sua tradizione di ricerca per l’amore di scoprire nuove verità”.
Da qui parte il cammino, lungo un percorso fatto di conversazioni e confronti che toccherà tanti altri argomenti, a partire da quelli che fin da subito conto di definire col contributo di chiunque di voi voglia compiere un pezzo di strada insieme. In una realtà complessa come il Politecnico solo dando forma a un’intelligenza collettiva, solo mettendo in comune le straordinarie competenze e sensibilità della nostra molteplice e plurale comunità accademica, solo attraverso il contributo dei molti sguardi sul mondo presenti in Ateneo, potremo articolare un programma rettorale serio, convincente, efficace, inclusivo.
Per agevolare la nostra interazione e raccogliere da voi spunti e stimoli, da oggi è online il sito politecnicofuturo.it dove chi abbia voglia di conoscermi un po’ di più, oltre a trovare la mia biografia, potrà, se lo vorrà, approfondire alcune mie idee sull’Università grazie al libro “Università futura. Tra democrazia e bit”.
Grazie fin d’ora a chi vorrà dedicare un po’ di tempo ed energie a questa elaborazione condivisa: sarà bello incontrarvi, ascoltarvi, riflettere e dialogare insieme e imparerò molto da voi.
Un caro saluto,
Juan Carlos De Martin