Politecnico Futuro – Juan Carlos De Martin

Perché mi candido

Juan Carlos De Martin Square Hd

Perché voglio cimentarmi nella sfida alla poltrona più ambita del Politecnico? Innanzitutto, perché io considero quella poltrona non un fine, bensì un mezzo: a muovere chi si candida ad occuparla dev’essere soprattutto la volontà di assolvere a una funzione, più che l’ambizione – per quanto comprensibile e legittima – di ricoprire un ruolo prestigioso. Pertanto, con la mia candidatura, intendo mettermi a disposizione delle colleghe e dei colleghi nell’intento di dare insieme concretezza a una visione nuova per il futuro di questa istituzione, all’altezza delle sfide della contemporaneità anche in termini sociali, di inclusività e di sostenibilità. Con radici ben salde nel nostro territorio, ma impazienti di dialogare col resto d’Italia, con l’Europa e col mondo intero.

Perché Politecnico Futuro

Il titolo della mia campagna è “Politecnico Futuro” perché ritengo che sia cruciale mettere a fuoco come dovrà essere il Politecnico nei prossimi anni per far fronte a una serie di sfide molto complesse a tutti i livelli, dal locale fino ad arrivare al nostro pianeta. Nel mio libro “Università futura – tra democrazia e bit” (2017) avevo fatto una proposta per l’Università in generale; dopo cinque anni a fianco del Rettore e tanti progetti portati a termine con successo, ora è il momento di articolare una proposta specifica per il Politecnico.

Perché Mente, Cuore, Mani

Il motto della mia campagna, invece, è “Mente, Cuore, Mani”. Sono parole che hanno radici antiche: “mente, cuore, mano”, infatti, è una formula di Johann Heinrich Pestalozzi, il rivoluzionario pedagogista e filosofo svizzero vissuto a cavallo tra ‘700 e ‘800, formula ripresa di recente anche da Papa Francesco. “Mens et manus”, invece, dal 1861 è il motto della più prestigiosa università politecnica del mondo, il MIT di Boston, motto a cui da anni si sta pensando di aggiungere la parola “cor”, ovvero, cuore. In ogni caso il significato di “Mente, cuore, mani” è chiaro: unire le forze dell’intelligenza razionale astratta a, da una parte, le forze emotive e morali e, dall’altra, alla sapienza delle mani che, da quando esiste l’umanità, costruiscono il mondo in cui viviamo.